Vittorio Avondo (1836 - 1910)
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Vittorio Avondo Quotazioni
I bozzetti e gli studi hanno un valore di €500/700.
Le opere compiute e impegnate possono valere €3000/4000.
Le quotazioni di Vittorio Avondo per gli oli più importanti possono essere di oltre €5000.
Il record di vendita del pittore è di €40.000 nel 2007.
I quadri raffiguranti paeseggi di campagna, paludi o boschi sono la tipologia di opere con risultati di vendita più alti dell'artista torinese.
La qualità, la conservazione e le dimensioni sono fattori fondamentali nello stabilire le quotazioni di un quadro o un disegno del XIX secolo.
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Biografia breve di Vittorio Avondo
Vittorio Avondo (Torino 1836 - 1910) è stato un pittore del XIX secolo. Nato a Torino il 10 agosto 1836, ivi morto il 6 dicembre 1910. Studiò dapprima all'Accademia di Pisa; poi per quattro anni a Ginevra, allievo di Augusto Calame. Nel 1855 a Parigi, nella famosa Mostra rivelatrice della scuola di Fontainebleau, rimase colpito dalle opere dei rinnovatori francesi di allora, tanto dissimili nella tecnica e nel concetto dal modo convenzionale allora dominante. Così anch'egli, come già il Fontanesi ed altri, ebbe da quell'esempio l'incentivo a liberarsi dall'accademico virtuosismo di tecnica esecutiva, e perciò risolutamente a dedicarsi a quella indipendenza stilistica dalla quale sortirono improhte nuove in una epoca caratterizzata da un certo grigiore di uniformità. Il richiamo ad un ordine rinnovato di concezione rappresentativa egli lo assecondò con entusiasmo ed amore, nella esecuzione di paesaggi: Per questi svolse particolarmente un verismo tipico; niente affatto racchiuso nella riproduzione fedele di cose: e rilievi del quadro visivo; bensì esteso alla rappresentazione interpretativà della natura prescelta. È un ritorno volonteroso al principio forndamentale dell'Arte, secondo il quale non viene adoperato in essa il compito meccanico di riproduzione per le cose ritratte, ma lo svolgimento d'interpretazione della natura, secondo lapersónalità particolare dell'artista esecutore. Così uno stesso soggetto pittorico'non può risultare di uguale emotività visiva dalla rappresentazione di pittori diversi: poichè muta fra loro l'essenziale sensibilità interpretativa. Egli divenne, a fianco di Delleani, uno dei « rinnovatori della pittura piemontese dell'800 », scrisse lo Stella. Fu paesista di gran pregio, di una sensibilità raffinata e sottile, ed improntò le sue opere ad una profonda dolcezza. In tale stato di temperamento incluse quella medesima natura di stile che fu nella letteratura di allora cosi diffusa, tanto da procurare l'annotazione del Checchi: « Letteratura pittorica di ottimo rango ». La sua partecipazione ad una corrente artistica nominata avvenirista gli procurò contrasti in Italia e nella Svizzera dove mandava opere sue. Così fu rifiutato per due anni alla Promotrice di Torino, nella quale giunse finalmente nel 1856 con Mattino nella valle di Saint Robert; Paludi; Mezzodi della Francia; Savoia. Fu detto da Enrico Thovez il Daubigny italiano. I suoi quadri sono di un largo e luminoso respiro, e tutti di vero interesse. Appartengono a raccolte statali e private italiane ed estere. A Roma, dove visse molti anni, la Galeria d'Arte Moderna possiede: La valle del Pussino; a Torino il Museo Civico, di cui fu anche Direttore, conserva: A Fiumicino (1879); La Contessa Sofa di Bricherasio; Il pascolo. Altri suoi lavori notevoli sono: La campagna romana (1860); Il Teverone (1861) presso il comm. Delleani di Carignano; Prati di Castello (1866); A Lozzolo (1871); Paese (1874); Sulla strada di Calais (1878); Paese (1878) nella collezione della Duchessa di Genova; Afa (1885); Ultimo studio. Inoltre eseguì parecchie acqueforti e numerosi disegni. Fu anche stimato archeologo, e di questa attitudine complementare usò per il restauro commessogli di vari monumenti antichi.
FONTE: A.M. COMANDUCCI
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